La valorizzazione del territorio come sistema integrato

Per parlare meglio della valorizzazione del territorio possiamo usare una parola molto in voga in questi tempi, ossia possiamo parlare di un “ecosistema“.

Che è integrato e interagente.

  • Integrato perché ogni elemento di questo sistema si lega agli altri in modo indissolubile;
  • Interagente perché ognuno di essi influisce e a sua volta viene influenzato dagli altri.
    Ma quali sono gli attori che compongono questo ecosistema?

    Sono la morfologia, la storia, le tradizioni, la cucina e il turismo.

    Morfologia

    Partendo dal primo, è evidente che la forma e la struttura del territorio ne determinano e ne hanno determinato anche la storia: se prendiamo un territorio caratterizzato per esempio dalla presenza di acqua (fiumi, laghi, canali, zone umide, ecc…), va da sé che fin dall’antichità questi elementi ne hanno segnato la diffusione della presenza umana.

    Sappiamo che i centri abitati sorti nei pressi di mari, fiumi e corsi d’acqua hanno avuto una storia legata al commercio, essendo questi delle vie di comunicazione naturali-

    Allo stesso modo invece gli insediamenti abitati si sono sempre tenuti alla larga dalle zone acquitrinose e paludose o soggette a violente esondazioni.

    Storia

    La storia però ci insegna anche che grazie all’opera dell’uomo (ad esempio le centuriazioni romane già dal I secolo a.C. o le bonifiche benedettine fin dal X secolo) il territorio è stato a sua volta modificato per esigenze militari, abitative o produttive.

    Di conseguenza, la cultura, l’architettura, l’urbanizzazione sono state prima influenzate dalla morfologia dei territori e dagli eventi storici, ma a loro volta hanno avuto effetto su di essi.

    Cucina

    Che dire della cucina? Se oggi siamo abituati a fare spesa al supermercato e trovare pomodori, zucchine e fragole anche in inverno, fino al secolo scorso la disponibilità di cibo era dettata dall’alternarsi delle stagioni e seguiva esigenze vincolate anche dai mezzi che a disposizione (cibo e territorio: la modernità della cucina tradizionale).

    I salumi e gli insaccati, per esempio, nascono dal bisogno di conservare una grande quantità di carne dopo la macellazione, ma senza il supporto di frigoriferi o congelatori.

    Così la stagionatura e la conservazione sotto sale hanno fatto di un problema, un’opportunità.

    Storia simile per il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, ‘inventati’ rispettivamente dai monaci cistercensi di Chiaravalle e dai benedettini emiliani.

    Tradizione

    Sulle tradizioni e sulla fede poi potremmo scrivere interi trattati, su come la storia ha fatto incontrare e scontrare popolazioni diverse, che spesso hanno miscelato culti e riti.

    Si pensi ad esempio al Dies Natalis solis invicti, ossia il Giorno della Nascita del Sole invincibile, che i romani festeggiavano il 25 dicembre, ben prima dei cristiani, ma che poi con la diffusione del cristianesimo divenne la festa del Natale di Cristo.

    Non dimentichiamo poi per esempio che nei secoli molte delle are e dei sacelli pagani divennero santelle o oratori cristiani, mentre molte torri di avvistamento furono riconvertite in campanili.

    Insomma, la tradizione (termine derivato dal verbo latino tradĕreconsegnare, trasmettere’) nasce proprio da una trasmissione di usi e costumi che, se da una parte consegnano al futuro la storia dei territori, dall’altra assorbono quei cambiamenti che pian piano la storia stessa apporta.

    Il nostro ecosistema di partenza, dunque, è un organismo ben più complesso di una semplice analisi hic et nunc.

    Se veramente vogliamo promuovere e raccontare un territorio, non possiamo prescindere dall’indagarne e conoscerne la storia e mettere ogni elemento a sistema.

    In poche parole, non possiamo prescindere dalla cultura.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Condividi il contenuto